venerdì 3 giugno 2016

Berlin (Music Tech Fest - Fab Lab - The VR Cinema)

Berlino nell'immaginario collettivo è stata la città simbolo della rinascita di un'Europa martoriata dai conflitti, la caduta del Muro ha da sempre rappresentato per gente come me, nata a ridosso del crollo, una sorta di mito di speranza di un futuro fondato sulla libertà.
Negli anni in cui mi sono immerso nell'ecosistema dell'High Tech - vivendo per anni a Londra - ho sempre pensato a Berlino come un posto da esplorare per comprendere alcune affascinanti dinamiche che la stanno rendendo unica in quanto a innovazione sociale e lavoro autonomo.


Semplicemente girando per il centro della città ci si imbatte subito in realtà come il Covorking space Factory (The Community of Innovetors), headquarters di Soundcloud, ma anche tante altre startups e soprattutto uno degli spazi principali per freelancers il cui costo mensile per diventare membro è di 50€. Un buon compromesso per chi è nelle fasi iniziali ed ha bisogno di un luogo di aggregazione per creare sinergie e dotarsi di una postazione di lavoro dinamico.

Altro luogo fondamentale nel contesto dei workspaces è il Fab Lab Berlin, di cui ho avuto la fortuna di frequentare di venderdì pomeriggio, giorno in cui si tiene l'Open Lab Day.

Va detto che ho potuto conoscere questo posto grazie a Meetup, attraverso il quale si può seguire alcune attività del mondo del 3D Printing, di poter entrare nei laboratori di stampa dei molti materiali: metallo, legno, tessile, stampa laser cutting, plotter e conoscere i diversi tipi di workshops proposti...
Come ogni open day space che si rispetti abbiamo potuto rilassarci bevendo birra e fare due tiri a canestro nel piazzale fuori dal nuovissimo stabile, questa una caratteristica principale che sta alla base della filosofia che regge l'innovazione sociale come mezzo per la creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche uno strumento di stimolo all'inclusione nei vari contesti tecnologici di studenti che presto si immeteranno nel mondo del lavoro, magari con le idee più chiare.

Ripensare il lavoro girovagando per Berlino sembra una missione possibile. Sembra di stare in un luogo dove le difficoltà si annullano come Charity Gum - una startup che ho scoperto per caso - due ragazzi che hanno aperto uno shop in cui vendono chewing gum vegani in scatole di carta con disegni di vari artisti emergenti, in più, parte del ricavato viene destinato in beneficenza.
Un'idea semplice ma assolutamente non scontata, dal grande valore etico, altruistico e di rispetto verso l'arte che approda in packaging autoprodotti e distribuiti. Questo tipo di lavoro svolto da questi due ragazzi oltre essere di forte impatto politico è concettualmente affine a streategie di Guerrilla Marketing (Green); vi consiglio questa lettura.

Sempre da questo punto di vista, ma da un'ottica differente ho fatto la mia prima esperienza di Cinema in Realtà Virtuale. L'idea nasce in Olanda, ad Utrecht, poi ad aprile del 2016 questo esperimento è stato replicato ed è nato The VR Cinema Berlin.

Questa modalità di fruzione consiste nel guardare cortometraggi a 360° attraverso il Samsung Gear VR. È possibile scegliere tre tipi di video: divertenti, horror o documentari. Il costo è di 12€ per mezz'ora di visione in pieno centro a Berlino, precisamente a pochi passi da Alexanderplatz.


Il Music Tech Fest era una delle motivazioni principali che mi ha portato a Berlino. Ho voluto fortemente partecipare a questa edizione anche per via dell'eccezionale location, il Funkhaus Berlin, stazione radio centrale della Germania Est (DDR); che detiene il più grande complesso studio nel mondo ed atelier di artisti.

Il #MTFBerlin era l'occasione giusta per incontratre dal vivo i molti attori che gradualmente stanno cambiando le regole dell'industria musicale. Infatti uno dei temi principali di questa edizione è stata la Blockchain.
Ho partecipato al simposio #MTFResearch in cui si è discusso ampiamente delle potenzialità di questo sistema e dei possibili milgioramenti che apporterebbe nel settore musicale.
Il simposio ha trattato anche altri temi quali: la disabilità e il transumanesimo.
In tutti e tre i temi sono emerse prevalentemente problematiche di carattere comunicativo. Effettivamente nei settori più disparati dell'indutria musicale si fa ancora molta difficoltà nel saper comunicare in modo innovativo.

Ottimo momento di socializzazione, un ottimo modo per conoscere nuove tencologie sia per le perfromance di musica elettronica sia di confronto tra le diverse tipologia di fruizione e distribuzione musicale.
È stato davvero piacevole ascoltare la presentazione di Robin Rimbaud SCANNER, sound artist di rilievo, che ha mostrato le principali fasi di cambiamento tecnologico nella sua vita che hanno influenzato la sua carriera di compositore, curando con suoni ambientali molti spazi in luoghi pubblici in tutto il mondo.

In generale il Music Tech Fest è stato stimolante, però devo ammettere che se non fosse stato per questo festival probabilmente non avrei fatto tutte queste esperienze insieme, che hanno di sicuro aumentato il mio grado di consapevolezza del livello evolutivo nel settore tecnologico legato all'arte, artigianato digitale (smart manufacturing) e di tutto l'ecosisitema di questa incredibile quarta rivoluzione industriale, che sta rendendo Berlino una delle Smart City dalla qualità della vita migliore che io abbia visitato (basso inquinamento acustico, attenzione all'ecosostenibilità).


Ps. ascolto in cuffia di questo viaggio: Gold Panda - Good Luck and Do Your Best /// visitando Kreuzberg // Hackesschan markt (Graffiti - Street Art) <3 i="">

domenica 15 marzo 2015

Mozilla Festival 2014 - #MozFest London



















Sono passati quasi cinque mesi dal Mozilla Festival 2014 di Londra. Dopo un periodo così lungo di procastinazione ho sentito l'improvviso bisogno di raccontare un evento molto importante della mia vita.

La prima esperienza al Mozfest è stata quella del 2012, nel primo mese di vita londinese. Avevo bisogno di nuovi stimoli ed avere la possibilità di frequentare momenti di aggregazione dove vedere il web da una prospettiva diversa. Poter incontrare dal vivo alcuni protagonisti della Mozilla Foundation e l'ecosistema che gravita attorno ad esso è stato davvero emozionante. Ad esempio un onore registrarmi ed entrare nello stesso istante di Mitchell Baker scambiandoci due battute sulle stupide firme che si lasciano sui tesserini dei Festival.

Anche questo Mozfest si è tenuto all'interno dell'affascinante Ravensbourne, con i suoi 9 piani, in accoglienti e spaziosi open space dallo stile minimale che si affacciano sul salone principale in cui il viavai di gente sembra ridimensionarsi, proporzionato alla sua grandezza, ma che invece si attesta sopra le migliaia di partecipanti.
La scelta di un luogo simile rende l'evento ancor più eccitante. Lo sforzo della Mozilla Foundation di basare le sue sessioni tra quelle mura è ulteriormente sinonimo di qualità essendo stabilmente sede di un'università, per cui viene garantita professionalità 100%. Tale contesto aggiunge valore ad ogni iniziativa presa dal partecipante che si sente parte di un ambiente vivo e pieno di ogni genere di confort reso maggiormente funzionale dall'aiuto dei tanti volontari (#Mozhelp) disponibili ad ogni genere di evenienza.
Lo spirito del Mozfest ruota attorno a questo slogan "Arrive with an idea Leave with a community", i partecipanti prendono il nome di Webmakers, che difatti durante i tre giorni sono i principali attori di un evento la cui forza è insita nella collaborazione reciproca tra partecipanti ed il team di Mozilla "Help us build a truly global web". I temi trattati sono raccolti in questa infografica.

La prima giornata di benvenuto si apre di pomeriggio con il Science Fair dove nei piani superiori sono stati presentati molti demo projects in ogni ambito preposto.
A differenza della mia prima edizione scelgo di farmi un programma ben strutturato al fine di raggiungere un obiettivo, al contrario di curiosare a destra e sinistra senza approfondire nulla. I topics erano tanti ed anche se le sessioni inerenti musica ed arte affrontavano temi a me particolarmente a cuore ho preferito spostare l'interesse su aspetti legati al Firefox OS.

Riporto pochi esempi extra come l'area coordinata da Jon Rogers dell'Internet of Things, in cui sono stato letteralmente calamitato dai responsabili della casa editrice Penguin Books per il progetto YourFry basato sul libro di Stephen Fry con la particolarità di rendere touch ed ascoltabile il libro cartaceo "More Fool Me". Basta premere sull'immagine dello scrittore e un microprocessore posto dietro la copertina con uscita per le cuffie avvia non solo l'ascolto dell'audiolibro ma anche un'interazione con il web. Si può anche interagire con un app via iPad creata al fine di una reinterpretazione personale della storia.

Questa ed altre fantastiche esposizioni tecnologiche mi hanno introdotto nel vivo dell'innovazione del web, come quella di provare Minecraft + Oculus Rift con il progetto rivolto ai giovani del Kansas City Library’s Digital Media Lab KCDML. Stimolare la creatività dei nativi digitali al fine di vivere la realtà virtuale in modo costruttivo, progettando il loro quartiere ideale in due delle aree urbane di Kansas City, creando una comunità in un mondo simulato attraverso un programma educativo.


E' sabato mattina, il grande giorno è arrivato e sono bello pimpante ad assistere all'omelia aka open keynotes di Mark Surman (Executive Director of Mozilla) che dopo vari inviti sul palco degli altri ospiti quali Mary Moloney di CoderDojo e membri del direttivo della fondazione a fare il loro santo saluto, va in scena un tentativo di comunione tra i fedeli: "scambiatevi un segno di pace..." dovevamo domandare al proprio vicino qual è stata la prima esperienza con il web. Panico! Mi imbatto in un tipo statunitense che mi racconta del 1996, del modem 56k che emetteva suoni strani. Una giornata intera per caricare una pagina e di tutta la sua famiglia che si radunava a vedere la web page. Poi è stato il mio momento ed ho sparato un po' di cazzate perché non mi ricordavo esattamente quando, ma di certo non era il '96, ero probabilmente a casa di qualche amico a cui stavo rompendo le palle per scaricarmi qualcosa. Niente di particolarmente nostalgico a differnza sua. Per me non fu un evento epico. Al termine di quello che ho voluto raccontarvi sotto forma di rito religioso, mi sono fiondato in un'aula dove ho avuto il piacere di incontrare di nuovo Tracey di Internet Archive.

La sessione verteva su di una nuova branchia dell'archiviazione del sapere TV NEWS, con l'intento di invogliare i partecipanti ad hackerare quelle che Tracey chiamava "Craptions" unione di crap+captions, oppure utilizzando le API per implementare i notiziari in altre realtà web. Quando Tracey stava per finire la sua presentazione di altri nuovi progetti come WorldTV noto una versione aggiornata di Internet Archive. Le chiedo conforma e la supplico con ripetuti please please di mostrarmi in anteprima la nuova versione Netlabels. Così il 25 Ottobre 2014 finalmente si è aperta una nuova fase per me ed altri curatori della scena Netlabels.

- Breve preambolo:
Nei primi giorni del mese di ottobre 2013 dopo averlo provato all'Hacked, ho deciso di comprare il Firefox OS
Il 18 febbraio 2014 sono stato al Mozilla Space di Londra per un workshop per costruire web apps all'interno del Firefox OS. Nel tempo libero spesso ho fatto un po' di debug dell'app musicale ed ho subito provato a sondare quali sarebbero potute essere le possibilità offerte da questo dispositivo #EmbraceOpen 

I miei tanti tentativi di trovare una soluzione ottimale al dilemma di una accessibilità Mobile in fascia economica, per una migliore fruibilità di musica delle classi svantaggiate è stato il mio principale pallino da quando ho messo piede a Londra.
Durante le ore di sessione nel Mobile Web ho avuto la fortuna di scambiare molti pareri su di alcuni concetti che stavo sviluppando, finché nel tardo pomeriggio del Mozfest, dopo vari consigli utili ricevuti ho mostrato le mie diavolerie al tizio in foto, del team di Mozilla, che mi era parso interessato. Costui dopo circa un'ora, mentre ero in un'area lontana dalla sua mi raggiunge e mi appioppa una stella sul tesserino dicendomi "You got a star" poi si è voltato ed è fuggito con un ghigno da LOL!

Pochi minuti più tardi nel salone principale era il momento di un breve keynote pre-party di fine giornata. Sul palco sale Gunner il mentore del festival introducendo alcune novità legate al Firefox OS. Di colpo ha annunciato che c'era un annuncio importante da fare - un attimo di suspense - e dice: "chi ha la stella sul tesserino alzi la mano". PANICO! Mi guardo attorno e vedo poche mani alzate. La alzo timidamente. Ci guarda leggermente attoniti ed urla al microfono: BENE, VI SIETE MERITATI UN FIREFOX OS FLAME, YEAHHHH! incitando il pubblico ad un applauso.
Dopo un attacco di tachicardia violento, salgo al piano superiore a ritirare il mio trofeo. Ecco, tipo una cosa simile non me la sarei proprio aspettata, insomma, ricordo perfettamente mentre tornavo a casa in metro; vedevo riflesso nel vetro difronte un volto ancora esterrefatto dalla gioia, sentivo ancora l'adrenalina in corpo per un Boh! che oggi non riesco ancora a spiegarmi, tipo vittoria della Champions League ignara di starla a disputare, ecco tipo un sogno.

Hey! ovviamente fin qui vi ho parlato del nulla, niente menate eeh! Il mio breve, misero, momento di gloria è svanito in pochi giorni a partire dall'ultima giornata del festival che mi ha visto un tantino sfinito. Seppur abbia cercato un confronto con gli sviluppatori del Firofox OS non era affatto la giornata ideale per spaccare, per cui mi sono messo a cazzeggiare, fare foto inutili come queste all'O2 Arena mentre mi frullavano in testa domande esistenziali del tipo "cosa stiamo a fare qui?". Ricordo il senso di rassegnazione difronte temi complessi quali: Mobile Internet censorship "What's happening and what we can do about it" proposta dall'Open Rights Group, oppure Terms of Service "Understending Our Role in the World of Big Data".

Ci vuole del tempo per metabolizzare alcuni eventi, le cose belle finiscono in fretta e dopo un po' sembrano tempo sprecato oppure una certezza da cui ripartire, ed anzi quando si è sul punto di dover andare via ci si lascia vincere dalla mania di immortalare dei ricordi, delebili come il click costante di questa era digitale. A nulla serve discutere in quel momento la costruzione di una civiltà migliore, se guardando ancora fuori da quelle finestre tonde sembra ciclicamente già passato troppo tempo per rimediare.

mercoledì 25 febbraio 2015

Perché le Netlabels non sono su Spotify

https://archive.org/details/netlabels

Quando si parla di Netlabels spesso si commette l'errore di considerarle alla pari delle etichette tradizionali presenti sul web.
La presenza online delle Record labels è dovuta sostanzialmente per scopi promozionali e di vendita attraverso il download digitale, mentre una netlabel nasce ed opera con altri principi.


Le netlabels sono solitamente non-profit, rilasciano musica attraverso le licenze Creative Commons e distribuiscono musica in free download. Queste peculiarità, seppur sembrano passate di moda, rappresentano ancora un punto di forza per i curatori di generi musicali di nicchia quali: Field recording, Drone, Glitch, Noise... generi che non nutrono di un particolare interesse, causa una scarsa educazione all'ascolto per via di un predominio dei generi cosidetti mainstream. Per cui, grazie ad internet, numerosi appassionati di questi generi hanno sfruttato il fenomeno della rete per rilasciare produzioni musicali che altrimenti sarebbero rimaste nel dimenticatoio. 

Fatto questo dovuto preambolo passo a chiarire un punto centrale sulla questione dei tanti motivi per i quali le Netlabels non sono su Spotify

I servizi di streaming come Spotify nascono non solo come rimedio alla pirateria, ma principalmente per sfruttare il mutamento del web verso la monetizzazione dei contenuti. Nel 2014 lo streaming ha avuto un notevole boom, specialmente da mobile da cui sono sorte nuove tipologie di utenze.
Questo servizio ha introdotto innumerevoli novità, ma come tutte le grandi innovazioni ci sono dei difetti. Essendo Spotify una piattaforma commerciale cozza su molti aspetti con l'operato di una netlabel. Già dal nome SPOTify dovrebbe essere chiaro che nella versione freemium l'ascolto di un album viene intervallato da passaggi pubblicitari. Esistono le versioni in abbonamento che oltre evitare la pubblicità offre servizi aggiuntivi. Parte degli introiti - che vengono ridistribuiti in royalities maturate a secondo degli andamenti di ascolto - vanno alle etichette, attraverso i distributori come ad esempio fa Believe Digital che trattiene una percentuale in base al contratto stipulato con l'etichetta. Questo sistema non è adatto agli ideali delle netlabels che rilasciano musica in Creative Commons, in quanto spesso viene scelta la clausola NC (NonCommercial) che porta il curatore di una netlabel ad una maggiore cautela in fase di scelta dei canali di distribuzione da adottare. Infatti le Netlabels non hanno alcun problema con lo streaming in quanto distribuiscono già su portali di streaming come ad esempio Soundcloud, Bandcamp ed addirittura Youtube che hanno come opzione di rilascio le licenze Creative Commons. Nel 2009 infatti Creative Commons ha condotto un'indagine per comprendere quale fosse il tipo d'interpretazione che gli utenti della rete davano al Noncommercial use. Questo ha portato all'evoluzione 4.0 delle licenze ma che non ha ancora risolto questo grande problema.

Dunque non è la pigrizia dei curatori delle netlabels il problema per cui la loro musica non è presente su Spotify, ma bensì una questione di diritto davvero delicata. Il curatore deve rispettare la scelta dell'artista di non favorire compensi direttamente o generare lucro da parte di terzi attraverso la propria musica.
In aggiunta a questo punto va sottolineato che, essendo solitamente quella delle netlabels una musica di "difficile" ascolto Spotify non è il canale favorito dagli artisti perché non idoneo al tipo di fruizione musicale che le netlabels hanno prediletto nel tempo, cioè un ascolto intimo e non distratto.

Molti sostengo che non essere su Spotify o Deezer è un suicidio e che le netlabels dovrebbero aggiornarsi e dovrebbero andare oltre i limiti che essi stessi si sono dati, ma la questione non si risolverebbe comunque facendo l'upload su Spotify, anzi sarebbe in un certo senso un ulteriore danno d'immagine perché significherebbe scendere a compromessi con logiche di mercato, snaturando gli ideali do-it-yourself ed entrando in un sistema dove è complicato emergere senza una dovuta promozione e piani di marketing consistenti.  

Lungi dall'essere questa una critica verso un sistema od altro, ben venga quando una netlabel riesce a fare il "salto di qualità" e riesce a valorizzare maggiormente i propri artisti, ma bisogna anche rispettare i limiti che una buona netlabel deve avere, limiti che non devono essere un peso. Al contrario, il punto è proprio quello di fare uno sforzo di comprensione di un ecosistema che bisogna salvaguardare più che stravolgere, per cui è importante che resti tale: un hobby dilettante per chi produce e chi gestisce questo tipo di musica tramite netlabel e che non diventi sinonimo di scarsa qualità soltanto perché non si percorrono le vie del profitto a tutti i costi. È accaduto che nel tempo la scena netlabel sia stata snobbata o non sia stata valorizzata da critici musicali e musicologi per un fattore di scarsa apertura mentale sia verso i generi proposti che per quanto riguarda la scelta di rimanere indipendente. Scelte anche queste che hanno un peso notevole.
Forse, è più giusto spostare l'attenzione verso una piaga culturale di una massa che vuole sempre e solo la comodità a scapito delle minoranze legittimamente intransigenti, evitando sforzi di comprendonio sulle posizioni inflessibili di altri operatori che non vogliono piegarsi al giocoforza majors.

martedì 21 ottobre 2014

Google for Entrepreneurs Week Demo 2014 at Campus London

Spesso sentiamo parlare di Incubator, Accelerator, Startup ma non si ha la certezza di comprendere come funzioni questo nuovo comparto economico, finché non si è avuta un'esperienza diretta. Il Google Campus in questo è uno dei migliori luoghi di networking. Grazie ad esso nell'ultimo anno ha favorito crescita ed occupazione. Il Campus incoraggiando il networking tra i giovani imprenditori ha stimolato l'innovazione non solo nel settore tecnologico, semplificando e favorendo maggiori accessi ai fondi per startups di ogni tipo.

“274 startups in the Campus community report successful access to funding in the last 12 months, raising an estimated £34M”
“It is estimated that at least 576 jobs have been created within the Campus community since they started coming to Campus”


Di tutte le attività svolte all'interno del Campus, di sicuro una delle più importanti è Google for Entrepreneurs Week Demo, in cui viene data la possibilità ad alcune startups di presentare la propria attività ancora in fase embrionale. Questo evento avviene in contemporanea per l'intera settimana in tutto il mondo. 

Ieri ho avuto la fortuna di partecipare alla serata di Londra, dove otto imprenditori si sono alternati sul palco della sala conferenze del Campus, a cui è stato concesso loro un tempo massimo di dieci minuti per presentare e ricevere domande dal pubblico, per poi terminare con la votazione della proposta tramite slido.com, un sito di votazione con statistiche in tempo reale proiettato su un maxi schermo posizionato di lato del palco.

Tra le più apprezzate segnalo Hitch, un app il cui CEO ha svelato in anteprime le nuove funzionalità. Interessante anche un'altra dal nome Fluttr. Entrambe le app sono in free download.

Lo sforzo da parte di Google di invogliare investitori, imprenditori e gente comune a partecipare a questi eventi credo sia davvero fondamentale per accelerare le prime fasi di vita di una giovane impresa. Per un imprenditore avvalersi di momenti come questi oltre essere un'opportunità unica è anche un modo per comprendere se le idee possano attecchire.

E facendo leva maggiormente sula cultura dell'innovazione come volano dell'economia, che si apportano maggiori benefici alla collettività attraverso spazi di aggregazione come il Google Campus, che è riuscito a diventare in breve tempo un luogo centrale ed essenziale per invogliare ragazzi giunti da tutto il mondo a collaborare e creare nuove possibilità di crescita comune.

sabato 24 maggio 2014

Voto all'estero, il primo a Londra. Neutral Milk Hotel, Xiu Xiu e ALEXIS TSIPRAS


A casa, alcune settimane fa era arrivato questo flyer dove nel didietro c'era scritto grande in rosso "4,000 people a week come to live in Britain from the EU*" la postilla stava a specificare che il dato 'allarmante' era tratto dall'Office of National Statistics in data 27 febbraio 2014. La cosa di per sé fa già abbastanza ridere, ancor più se questi hanno avuto il coraggio di inviare tale obbrobrio in casa di cittadini comunitari. Non voglio approfittare di questo dato di fatto, ma che gli inglesi trattino molti cittadini europei come extracomunitari l'ho potuto constatare sulla propria pelle più e più volte da quando sono in terra inglese. A dire il vero il problema immigrazione soprattutto qui a Londra esiste, ma non so fino a che punto ad esempio i landlords ed agenti immobiliari lo voterebbero 'sto Nigel Farage, visti i prezzi esorbitanti di queste catapecchie attira topi.
Questi slogan xenofobi li conosciamo bene "ci rubano il lavoro", "scuola, salute e welfare sono sotto pressione" che ci portano ad essere noi immigrati comunitari alla pari degli extracomunitari in Italia che sono costretti a sentirsi sotto attacco dalla Lega Nord, con la differenza che i partiti britannici - la cui nazione non fa parte dell'Unione Economica Europea - strumentalizza la materia immigrazione per un fine diverso, far leva su un'emergenza per convincere le persone ad uscire dall'Unione Europea di cui il Regno Unito fa parte dal 1973. Dunque, mentre tipo Grillo in Italia sostiene di voler andare in Europa per poi proporre un referendum per l'uscita dall'Euro (unione economica e monetaria), l'obiettivo di Farage è quello di far diventare la Gran Bretagna off-shore come la Svizzera.
Intanto, è notizia di alcuni giorni fa che Londra è la migliore città al mondo per business. Mi chiedo se in questo dato sia tenuto in considerazione il contributo degli immigrati, se quel pagliaccio di Farage si sia mai soffermato a pensare come sarebbe Londra senza tutti i cittadini europei che lavorano in questa grande città. Effettivamente mi sono dovuto ricredere sulla funzione dell'Unione Europa vivendo da immigrato in un paese che sfrutta nel bene e nel male gli individui, speculando soprattutto sul futuro di un'intera generazione in crisi. Per questo motivo ho votato un greco come candidato presidente della commissione UE. Mi sono convinto nel votare Alexis Tsipras sin dalla prima volta che l'ho sentito parlare in pubblico, un po' anche grazie a Tefteri di Capossela che mi aveva spinto a una riflessine seria su di un'altra Europa, ma in particolare di un altro modo di viverla.

Tsipras è il leader di SYRIZA, la coalizione della sinistra radicale diventata da pochi giorni in Grecia il primo partito. Ma indipendentemente da come andranno i risultati europei, a mio avviso l'unico modo che abbiamo per ridare dignità alla situazione politica italiana - che definirla stagnante è un eufemismo a cui ci siamo purtroppo abituati - è quello di tentare di ripetere questo esperimento politico anche nel contesto della sinistra antagonista italiana.

Ho votato per L'Altra Europa con Tsipras anche per via del fatto che il Partito Pirata (di cui faccio orgogliosamente parte) ha aderito e promosso la lista con un una campagna dal nome #DigiTsipras, introducendo in alcuni programmi dei candidati delle circoscrizioni temi molto importanti come la salvaguardia dei diritti digitali.

• Qui il programma.


Fortunatamente questa settimana ho avuto modo di svagarmi vedendomi due gruppi che amo da tempo, gli Xiu Xiu e i Neutral Milk Hotel. Il biglietto di quest'ultimi l'avevo preso senza esitazioni ad ottobre, per cui ero in ansia da otto mesi, mentre per il concerto degli Xiu Xiu non avrei potuto se non avessero aggiunto un altra data il giorno prima del concerto dei NMH.
Devo ammettere che vedere entrambe le band in assenza di compagnia si è rivelata per la prima volta piacevole. Per uno come me che si è sempre fatto volentieri molti chilometri di martirio per vedere delle band, tornado sempre stremato a casa dalle lunghe attese nei concerti in Italia. In questa settimana, sarà stata la combo perfetta, saranno stati gli orari inglesi ma da entrambe le serate sono tornato felice.
Nella serata degli Xiu Xiu sono stato completamente rapito dalla figura di Jamie Stewart, un personaggio dannatamente avanti, un artista capace di incanalare molteplici emozioni in un ora e mezza di concerto, nonostante l'aver incentrato il tutto sull'ultimo album, eccetto Sad Pony Guerrilla Girl e I Luv The Vally Oh.

Gli Xiu Xiu li ho ascoltati molto da quando sono a Londra, in essi ritrovo dei tratti salienti di una società che progredisce evitando di curarsi dei propri atteggiamenti. In essi trovo descritta una condizione umana sotto forma di una poetica provocatoria, sfacciata e irriverente. 


"it’s always the same, nothing happened", Don Diasco è il pezzo del mio sodalizio londinese, che se per molti può sembrare una condizione invidiabile, in realtà la mia trattasi di una difficile situazione quella di un'eterna insoddisfazione da ciò che mi circonda, con la solita sensazione di non riuscire a trovar nessun posto al mondo in cui non vivere da disadattati. A vedere il concerto degli Xiu Xiu a Dalston eravamo all'incirca in cinquanta, che mi spinge a fare il solito discorso della musica di Serie A contro la musica di Serie B, che non mi va mai giù di fare, ma purtroppo è così, se non sei una celebrità nessuno ti si fila. E mentre li vedevo suonare divinamente dicevo a me stesso "cazzo e questi sono gli Xiu Xiu quindi gli altri artisti sperimentali sono spacciati?" Sto parlando di Londra cazzo, un luogo pieno zeppo di gente eccentrica, eppure alla domanda vuoi venire a vedere gli Sciù Sciù, risposta, Sciù Sciù chi? Lo so, non è una gara a chi vede più band 'sfigate', mi rode il culo da morire che sono andato via dal mio paese pensando di pretendere troppo per ritrovarmi nella stessa identica situazione, non è cambiato niente. Benvenuto nella città dell'ipocrisia per eccellenza. MIAO!


Poi il giorno seguente vado a vedere i Neutral Milk Hotel e lì c'è una fila da un'ora e mezza prima dell'inizio del concerto, perché loro sono una leggenda ormai, per fortuna nessuno ha potuto immortalarli con quei cazzo di telefonini, essendo severamente vietato!

Quando Jeff Mangum sale sul palco con berretto verde, barba lunghissima, camicia a quadri e pantaloni rossi, nessun flash, solo una grande ovazione e quando ha preso la chitarra acustica ed ha intonato The Kings of Carrot Flowers mi sono commosso, stava per scendere la lacrimuccia, però mi sono trattenuto, diamine sono vaccinato! Jeff è una persona talentuosa come un'altra, soltanto con un carattere estremamente difficile che lo rende unico, ma non di certo un dio.
Per tutto il concerto ho avuto a pochi metri, davanti a me Julian Koster, un altro artista indipendente davvero inarrivabile. La sua presenza sul palco mi ha ammaliato come pochi artisti visti fin'ora, lui ha un non so che di spensierato, uno zuzzurellone che suona la sega con occhi dolci vestito esattamente in questo modo. Quando si dice in giro che gran parte delle band neo-folk devono tutto ai Neutral Milk Hotel ora so di che diavolo parlano, una band completa, che in un solo album hanno saputo dire tutto quello che c'era da dire, per l'appunto In The Aeroplane Over The Sea dal vivo è un'esperienza che auguro di vivere a tutti prima o poi e con i NMH è meglio farlo prima che poi non si sa che fine fanno.

Due gesti che hanno lasciato il segno, Two Headed Boy / The Fool e Oh Comely cantati con una passione mai vista prima d'ora, Jeff Mangum aveva gli occhi di un messia e la sala ha gridato forte "Say what your want to say. Hang for your hollow ways. Moving your mouth to pull out, All your miracle aimed for me" e lui al termine come se si fosse tolto un peso di dosso, batte il pugno sul cuore guardandoci rapiti, come se ci temesse, come se noi l'avessimo fucilato se avesse commesso qualche errore, e in quel momento ho capito che avevo dinanzi una persona che ci tiene davvero a ciò che fa e non vuole assolutamente prendere per il culo nessuno e nemmeno se stesso. Questo è il comportamento degli artisti autentici dal vivo? Cosa ne sarà dei concerti che mi accingerò a vedere d'ora in avanti? Altro episodio che mi ha tolto il fiato, quando dal pubblico gli hanno gettato delle rose bianche che lui ha raccolto, raggruppato, alzato al cielo e ringraziato commosso per la gentile accoglienza, in un modo talmente intimo che stentavo a crederci; quando avremmo dovuto fargli il cazziatone e rimproverarlo, 'dove merda sei finito in tutto questo tempo?' Ma è giusto che sia così, bello vedersi di rado ma intensamente. "The music and medicine you needed for comforting".


Queste due lettere sono arrivate lo stesso giorno. Entrambe contenevano l'attestato di partecipazione democratica per esprimere le mie preferenze politiche. Richieste fatte ambedue svariati mesi prima, lettere arrivate in contemporanea per ricordarmi di che stampo sono fatto.

Non so se questo voto servirà a qualcosa di concreto, di sicuro il mio è un voto di protesta, un voto su cui ho meditato giorno dopo giorno, perché dell'Europa non ci dobbiamo soltanto lamentare. Dall'Europa bisogna pretendere, ad esempio bisogna pretendere che le morti dei naufraghi cessino al più presto, e che l'emergenza dei migranti venga gestita in modo civile. Voglio dall'Europa un aiuto concreto a chi soffre la povertà e vorrei che tutti vivessero una vita dignitosa. Non è concepibile che si stia ancora chiedendo a gran voce simili ovvietà. Spero che a rappresentarci saranno persone coraggiose, che promulghino una linea diversa da quella dell'austerità e che si torni a parlare una volta per tutte dell'Europa come il bel sogno e non come l'incubo. Restiamo Umani!

domenica 23 febbraio 2014

Dogecoin - BitBurgers stand at Sunday UpMarket

The Sunday UpMarket in Brick Lane is one of the main attractions of the East End of London. Every Sunday there are stands of foods of different types of cuisines from various part of the world, exhibitors of vintage clothing and much more. The peculiarity of this huge accessible space is to find young exhibitors that come up with new ways to attract customers. Fascinating is the case of BitBurgers that I discovered through the Guardian's article titled What is Doge?, which mentioned it because of their use of Bitcoin and Dogecoin as payment methods. I went to see them and after an exchange of preliminary conversation, the enterprising owner of the stand asks me how I discovered them and he was particularly amazed when I showed him the article from the Guardian, which he didn't know about. While I was there, two customers choose to make the payment with Dogecoin, and I realize that BitBurger's choice to accept this particular currency instead of other cryptocurrencies has been successful, even better than Bitcoin. If you're in London and want to experience a new payment method using Dogecoin and you want to enjoy a good Bourbon Burger Steam don't miss this opportunity with BitBurgers.